venerdì 29 dicembre 2017

SLUMBERLAND di Paul Beatty


Trama 2/5: Berlino, 1989. dj Darky è nero, viene da Los Angeles e ha un sogno: trovare Charles Sione, in arte Schwa, mitico musicista dell'avanguardia jazz, e fargli suonare il suo perfetto beat. Il Muro cadrà a breve e una nuova città lo aspetta, sterminata e pullulante di vita: va scovato il suo cuore pulsante, ne va colto il battito, va fatto proprio. Un'arteria tra tutte gli balza agli occhi, indicando la meta: un locale in cui si la musica, lo Slumberland bar, dove si fa assumere come Jukebox sommelier. In quei pochi, fumosi metri quadrati di impiantito sporco e ritmo perfetto, si apre così una nuova stagione di ascolto: un'educazione acustica, politica e sessuale che via via annette territori inediti, nuovi gusti musicali, nuove memorie fonografiche. Nel frattempo, come un caldo giro di basso che s'insinua lungo le strade vivaci della città, dj Darky passa da un letto tedesco all'altro mentre affila le armi di un'ironia argomentativa che non ammette limiti: sulla negritudine in quegli anni in America e in Europa, sulle relazioni tra uomini neri e donne bianche, sulla musica jazz e techno, sulla condizione dei tedeschi dell'Est dopo l'unificazione e quella degli afroamericani dopo le battaglie per i diritti civili. Paul Beatty, una delle voci più pungenti d'America, ci regala un irresistibile sound letterario, un graffiante ritratto delle contraddizioni di quegli anni, ma soprattutto un atto d'amore per la musica, a suo vedere l'unica cifra con cui è possibile misurare la realtà e la vita.
***
Fosse stata una biografia l'avrei anche accettato, ma tutto sommato nonostante la scrittura sia coinvolgente e serrata, sembra non andare a parare da nessuna parte. Beatty sa perfettamente come trattare un tema scottante in modo leggero che però poi ti lascia l'amaro in bocca. Già ne Lo Schiavista c'era riuscito egregiamente. Qui invece ho notato con rammarico una certa confusione e un girare in tondo che non porta a nulla di particolare. Secondo me un'occasione mancata!

YERULDELGGER - TEMPI SELVAGGI di Ian Manook


Trama 2/5: È inverno inoltrato e la steppa è avvolta nella morsa dello dzüüd: le temperature si aggirano sui meno trenta, un vento gelido imperversa e il paesaggio è spazzato da tormente di neve. Sembra di respirare vetro. È la leggendaria sciagura bianca, che al suo passaggio lascia dietro di sé una scia di cadaveri. Milioni di vittime, uomini e animali. Da un cumulo di carcasse congelate, incastrata fra un cavallo e una femmina di yak, sbuca la gamba di un uomo. È solo il primo di una serie di strani ritrovamenti. Nel frattempo, in un albergo di Ulan Bator, viene assassinata la prostituta Colette, delitto del quale è accusato proprio il commissario Yeruldelgger. E poi c'è la scomparsa del figlio di Colette, le cui tracce porteranno il commissario fino in Francia, in una fitta trama di giochi di potere dei servizi segreti, loschi affari dei militari e corruttela della politica. Yeruldelgger non ha più niente da perdere ed è pronto a uccidere. Il fuoco va sconfitto col fuoco, proprio come si fa quando scoppiano gli incendi nella steppa: si creano muri incendiari. E intanto, la neve continua a ricoprire la Mongolia... [Volume 2]
***
Eh no... qui c'è decisamente troppa roba...
Non mi è piaciuto come il primo, vero anche che il primo era originale, diverso dai solito soprattutto per ambientazione quindi mi aveva colpito.
In questo secondo volume invece l'ambientazione mi era già più familiare quindi volevo capire come poteva evolversi la storia, che in realtà ha iniziato con una stonatura (almeno per me)... c'era un qualcosa che non andava nel nuovo amore di Oyun... non dirò nulla ma era qualcosa di particolarmente fastidioso che stonava e mi dava l'orticaria... non parlo di antipatia o fastidio, ma qualcosa di più profondo come un disagio interno... boh comunque il resto del libro ha troppa carne al fuoco, troppi intrecci, troppi coinvolgimenti e ad un certo punto ti accorgi che era veramente troppo, un pasto troppo vario e abbondante.
Niente, peccato, non all'altezza del primo...

YERULDELGGER - MORTE NELLA STEPPA di Ian Manook


Trama 4/5: Non comincia bene la giornata di un commissario mongolo se, alle prime luci dell'alba, in una fabbrica alla periferia della città, si ritrova davanti i cadaveri di tre cinesi, per di più con i macabri segni di un inequivocabile rito sessuale. E la situazione può solo complicarsi quando, poche ore dopo, nel bel mezzo della steppa, è costretto a esaminare una scena perfino più crudele: i resti di una bambina seppellita con il suo triciclo. Quello che però il duro, rude, cinico ma anche romantico commissario Yeruldelgger non sa è che per lui il peggio deve ancora arrivare. A intralciare la sua strada, e a minacciare la sua stessa vita, politici e potenti locali, magnati stranieri in cerca di investimenti e divertimenti illeciti, poliziotti corrotti e delinquenti neonazisti, per contrastare i quali dovrà attingere alle più moderne tecniche investigative e, insieme, alla saggezza dei monaci guerrieri discendenti di Gengis Khan. Sullo sfondo, una Mongolia suggestiva e misteriosa: dalla sconfinata Ulan Bator alle steppe abitate dagli antichi popoli nomadi, un coacervo di contraddizioni in bilico fra un'antichissima cultura tradizionale e le nuove, irrefrenabili esigenze della modernità. Yeruldelgger dovrà compiere un viaggio fino alle radici di entrambe, se vorrà trovare una soluzione per i delitti, e anche per se stesso. Un thriller classico, a tinte forti, con un'ambientazione unica, in cui pagina dopo pagina si susseguono le scene ad alta tensione e ogni calo di emotività è bandito.
[Volume 1]

***
Ero stata attratta dalla copertina a dire il vero, lo avevo intravisto e mi ero tenuta a mente il nome, fatto qualche ricerca e il momento richiedeva un libro non proprio leggero ma di genere diverso, un buon vecchio thriller come ne leggevo anni fa.
Quindi sono tornata alla carica e ho deciso di affrontare il primo libro della trilogia.
Non sto nemmeno a dare qualche anticipo sulla storia, è un giallo, leggetelo. Ma il bello del libro è l'ambientazione, lo stile. Prima di tutto perché è ambientato in Mongolia e già questo è un aspetto molto singolare, non mi era mai capitato tra le mani un libro della Mongolia e soprattutto non so nulla di questo paese, misterioso e affascinante ma sconosciuto. Poi appena inizia la lettura capisci che è diverso. Mi spiego meglio: non so se capita anche a voi quando leggete un libro diverso dai soliti americani, capita anche quando si guarda una serie tv o un film, già dalle prime scene come dalle prime righe ti accorgi che è diverso, non è americano. Io non denigro gli ambienti diversi, è che te ne accorgi subito. Quando ho iniziato questo libro pensavo fosse stato scritto da un americano, perché era americano tutto, tranne il paese. Invece non è scritto da un americano, ma non ne senti la differenza. Badate bene, non è una critica anzi, perché a volte i thriller di altre nazionalità sono un po' fiacchetti, o si annunciano come noir che per me non riescono bene nell'intento, mentre un americano non ti delude mai, anche se la storia non piace, lo stile è una certezza. Quindi già la Mongolia è un terreno inesplorato nei thriller, chissà cosa mi aspettassi, mentre trovare una certezza mi ha fatto immergere interamente nella lettura e apprezzarne di conseguenza anche tutte le diversità dovute alla cultura. I nomi impronunciabili, la steppa, l'abitazione tipica Yurta, le tradizioni sciamaniche, insomma mi è piaciuto proprio tanto. E se qualcosa può sembrare inverosimile, beh il l'ho letta con gli occhi di chi è rimasta affascinata dalla potete magia degli sciamani, dalle tradizioni verso gli antenati che a noi non appartengono o abbiamo perso, quindi come fa Yeruldelgger quando entra nella Yurta, ho rispettato certe cose a me lontane, mi sono adeguata alla situazione e sono andata avanti ma con discrezione. E forse è l'unica cosa da fare in un terreno inesplorato come questo.

SIMON'S CAT DAL VETERINARIO di Simon Tofiel

Trama 5/5: Inutile dire che le vignette sono eccezionali, mi consolo che tutti gatti del mondo sono creature strane ed enigmatiche ma con le stesse abitudini malsane ^_^

LO SCHIAVISTA di Paul Beatty


Trama 5/5: "So che detto da un nero è difficile da credere, ma non ho mai rubato niente. Non ho mai evaso le tasse, non ho mai barato a carte. Non sono mai entrato al cinema a scrocco, non ho mai mancato di ridare indietro il resto in eccesso a un cassiere di supermercato". Questo l'inizio della storia di Bonbon. Nato a Dickens - ghetto alla periferia di Los Angeles - il nostro protagonista è rassegnato al destino infame di un nero della lower-middle-class. Cresciuto da un padre single, controverso sociologo, ha trascorso l'infanzia prestandosi come soggetto per una serie di improbabili esperimenti sulla razza: studi pionieristici di portata epocale, che certamente, prima o poi, avrebbero risolto i problemi economici della famiglia. Ma quando il padre viene ucciso dalla polizia in una sparatoria, l'unico suo lascito è il conto del funerale low cost. E le umiliazioni per Bonbon non sono finite: la gentrificazione dilaga, e Dickens, fonte di grande imbarazzo per la California, viene letteralmente cancellata dalle carte geografiche. È troppo: dopo aver arruolato il più famoso residente della città - Hominy Jenkins, celebre protagonista della serie Simpatiche canaglie ormai caduto in disgrazia -, Bonbon dà inizio all'ennesimo esperimento lanciandosi nella più oltraggiosa delle azioni concepibili: ripristinare la schiavitù e la segregazione razziale nel ghetto. Idea grazie alla quale finisce davanti alla Corte Suprema.

***
Avevo letto qualche intervista di Beatty, avevo letto anche molte recensioni, e devo dire che mi trovo perfettamente d'accordo con la maggior parte delle opinioni. E' un'ironia molto amara quella che si percepisce in ogni pagina di questo libro. Perchè se è vero da una parte che il miglior modo di trattare un argomento delicato è di buttarla sul ridere, c'è dall'altra parte il rovescio della medaglia, ovvero finite le risate rimane un sorriso ebete e un ghigno che sottintendono che chi ti ha parlato di questo argomento "buttandola sul ridere" ha anche toccato corde che da ridere proprio non fanno. E il razzismo rappresenta in assoluto un argomento drammatico e delicato e purtroppo che non passa mai di moda.
A volte è difficile essere razzisti e altre è difficile non esserlo.
E se in questo libro si ritorna alla segregazione razziale con ironia, basta guardarsi attorno per capire che di ironico non c'è nulla di questi tempi e non serve andare oltre oceano per percepire questa ostilità.
Non voglio espormi con una mia opinione personale, è un argomento delicato e ha molte sfumature, come tutto del resto. Ma spesso è la mancanza di conoscenza e la diffidenza che ci portano ad essere razzisti. Già se si prova a conoscere qualche straniero al lavoro o in condominio è tutto diverso e si possono apprezzare le caratteristiche differenti sia nelle abitudini sia nella cucina per es. Ma forse ciò che spaventa tanto è il numero alto degli sbarchi che non si riescono più a controllare e le notizie false e pilotate che il grande fratello ci propina tutti i giorni per alimentare la nostra ignoranza e la nostra cattiveria... chissà dove ci porterà tutto questo... oibò...

venerdì 6 ottobre 2017

IL SILENZIO COPRI' LE SUE TRACCE di Matteo Caccia


Trama 4/5: Un uomo sale in montagna col proprio cane e non ne scenderà più. Ha con sé una vecchia pistola che sta riportando a casa. Camminando tra valli, coste e villaggi dell'appennino abbandonati dall'essere umano, si lascia alle spalle la sua vita e la civiltà per raggiungere un luogo del padre che ha deciso diventerà suo. durante il viaggio incontra uomini e donne che si sono rifugiati nella parte più selvaggia del nostro Paese, un mondo antico che, proteggendoli, li sfida ogni giorno. Salva un giovane lupo restituendolo alla vita e alla sua libertà. il lupo, la specie più saggia e selvaggia rimasta sulle nostre montagne, lo guiderà alla ricerca di una donna incontrata e subito persa e alla scoperta della parte indomita dell'essere umano. una storia di uomini, boschi, animali e montagne, un romanzo che racconta il ritorno della natura, fuori e dentro di noi, e di quella via selvatica in grado di sconvolgere la quotidianità a pochi passi dalle nostre vite.

***
Secondo me non è facile la montagna da nessun punto di vista. E' una vita al limite dell'estremo, per le condizioni, il tempo, la temperatura, la solitudine, l'introspezione. Una persona che decide di andarsene in montagna, per viverci, per rimanerci, prende una decisione molto dura, per se stesso, perché la montagna rallenta completamente la vita, rallenta i ritmi, le stagioni, le giornate. E questo è il primo passo verso una solitudine pazza, o una pazzia in solitudine...dipende. E così un uomo che decide di starci deve avere una grande forza d'animo, deve aver bisogno di fare pace con se stesso e con il mondo, deve aver bisogno di mitigare e sfogare una rabbia repressa con i patimenti e la fatica. Io trovo che una decisione di questo tipo possa rasentare l'eroismo. Che poi questo a tratti porti appunto alla pazzia e a gesti estremi lo capisco e lo condivido. E poi avere un padre famoso o importante è un fardello che per un figlio non è proprio poco.

venerdì 29 settembre 2017

ANIME E ACCIUGHE di Achille Mauri

Trama 5/5: Ma che storia è? Cosa c'entrano le anime con le acciughe? Anzi, come vedremo, con un intero banco di acciughe? C'entrano, perché siamo nell'aldilà. Come non l'avreste mai immaginato, dove tutto è all'insegna della leggerezza. Infatti si chiama aldiquà. C'è Achille... che si sveglia poche ore dopo essere mancato nella sua casa milanese di via Cusani, e comincia subito a dialogare con un trapassato illustre, il Maresciallo Radetzky, già inquilino dello stesso palazzo ai bei (per lui) tempi dell'occupazione austriaca... la conversazione continua con le più disparate anime che vagano nei dintorni, e in parecchi altri luoghi, vicini e lontani, in una sfera ultraterrena ma attaccatissima a quella terrena, che il trapassato, giustamente, dalla sua postazione, ribattezza «aldiquà». L'anima di Achille si è trasferita nel garage di piazza San Marco, nella porsche di amici di uno dei suoi figli, dove da tempo dimora anche il suo gatto Ely. Da qui in poi gli incontri, le storie, e i dialoghi si fanno sempre più fitti... e, ovviamente, surreali. E di storie da raccontare ne hanno tante non solo Umberto Eco o Elio Fiorucci o il Maresciallo Radetzky, ma anche altre anime, indicate con il solo nome di battesimo, Marco, Lucrezia... ma niente paura, il tono degli scambi è in buona parte ironico, spesso comico, addirittura esilarante: si sorride, si ride, e ci si augura francamente che l'«aldiquà» sia davvero così spassoso, così rassicurante, così vario, e i suoi misteri così poco misteriosi. E molto spazio nella storia hanno anche gli animali, che svolazzano a loro volta nell'«aldiquà», dotati di anima. Comprese le acciughe, che nuotano in enormi banchi e che diventano mezzo di trasporto e guida delle altre anime, quelle degli esseri umani.

***
Da sempre ho cercato di immaginare i trapassati in mezzo a noi, che sostanzialmente continuano a farsi la loro vita come la facevano prima, però senza più problemi di salute, senza problemi di cambi di stagione di abbigliamento e senza più invecchiare. Con facilità possono tornare a rivedere i ricordo, o se li scambiano con altri, e se fosse davvero così sarebbe veramente divertente, anche se poi penso che forse stare in mezzo a chi è ancora vivo e vederlo soffrire i primi tempi non deve essere un gran che...
Da quando poi è mancato mio papà, penso spesso a questa versione dell'aldilà, o meglio lo spero con tutte le mie forze che mio papà sia ancora in giro, che si fermi al bar a bere il caffè con i Vip (vecchi in pensione) del paese, o che sia con noi a pranzo mentre mangiamo, o che sia con noi e basta ecco.
Quindi leggere questo libro, anche se a dire il vero non ho apprezzato lo stile di dialogo con il nome di chi parla scritto a inizio frase, mi ha divertito e mi ha fatto pensare che evidentemente non sono l'unica a pensare ad un "dopo" così leggero e ironico, e quindi niente, mi sono sentita meno sola, e continuerò a guardarmi attorno, metti mai che tra una persona e l'altra, tra un'ombra e l'altra, non veda mio papà :)

***
PAG.232
Ogni volta che qualcuno se ne va, bisognerebbe poter calcolare in che percentuale si è ucciso, suicidato in vari modi possibili e in che percentuale è stato ucciso... dagli amici, dai cari, dagli intimi, dai genitori, dalle mogli, dai mariti, dagli amanti...

FIABE ISLANDESI


Trama 1/5: Terra di miti e leggende che sembrano riecheggiare ancora nei suoi paesaggi lunari, l'Islanda ha dato voce alla sua creatività anche in un originale patrimonio di fiabe, qui raccolte in un'antologia inedita. Un mondo di castelli stregati, lotte in sella ai draghi e viaggi per mare con le barche di pietra dei troll, popolato da bellissime regine che si rivelano orchesse, elfi dispettosi che è bene farsi amici, giganti a tre teste che escono dalle grotte di lava, e una natura "vivente" piena di misteri, dove ogni roccia, animale o corso d'acqua può nascondere un'insidia o una presenza fatata. Storie che raccontano l'eterna lotta tra il bene e il male a colpi di magie, metamorfosi e prove di astuzia e di coraggio, ma anche l'origine di un proverbio o di un'antica credenza che fonde il sacro e il pagano, come quella degli elfi, i "figli sporchi" che Eva non è riuscita a lavare prima di una visita di Dio e che da allora dimorano negli anfratti rifuggendo ogni sguardo umano. Storie in cui i motivi di Biancaneve o della Bella Addormentata hanno risvolti per noi inaspettati, e se la giustizia trionfa sempre come vuole la tradizione, punendo i malvagi e dando felicità e ricchezza ai probi, ogni fiaba ci sorprende con uno humour irriverente, un'inedita sensualità o una crudezza che ricorda le saghe. Pagina dopo pagina ci avviciniamo all'anima di un popolo che nelle solitudini boreali ha sempre viaggiato con la parola, l'immaginazione, la poesia.

***
Dopo le fiabe Lapponi e quelle Danesi, avevo tentato con quelle Islandesi giusto per avere un quadro completo della tradizione nord europea... Ma niente, le ho trovate mortalmente noiose e ripetitive fino alla noia, quindi abbandono la lettura e non tenterò con il prossimo volume in uscita, ovvero le Fiabe Svedesi. Provateci voi e poi mi farete sapere :(

SILVER LA PORTA DI LIV - VOL.2 di Kerstin Gier

Trama 3/5: Liv è sconvolta: Secrecy, la misteriosa autrice del blog più frequentato della scuola, conosce i suoi segreti più intimi e non si fa scrupolo di raccontarli a tutti. Come è possibile? e cosa le nasconde l'affascinante Grayson, che è diventato il suo "fratellastro" da quando la mamma di Liv è andata a vivere con il padre di lui, trascinando anche lei e la sorellina Mia in questa nuova avventura? Ma soprattutto, quale presenza oscura si aggira di notte negli infiniti corridoi del mondo dei sogni di Liv, un mondo che, incredibilmente, condivide con altre persone? E cosa significano gli improvvisi episodi di sonnambulismo di Mia? Incubi, misteriose apparizioni e pericolose cacce notturne non favoriscono certo la tranquillità di Liv, che di giorno è alle prese con una famiglia allargata davvero complessa, grazie anche alla gemella di Grayson, la splendida e spocchiosissima Florence, e alla loro terribile nonna, che non fa mistero di non approvare Liv, Mia e la loro madre... per non parlare del cane e della bambinaia! Per fortuna che c'è Henry, il suo ragazzo non solo nei sogni, ma anche qui la situazione non è semplice. E per di più sembrano esserci in giro parecchie persone che hanno ancora dei conti in sospeso con la nostra eroina e non solo di notte... [volume 2]

***

SILVER IL LIBRO DEI SOGNI - VOL.1 di Kerstin Gier

Trama 3/5: Porte con maniglie a forma di lucertola che si spalancano su luoghi misteriosi, statue che parlano, una bambinaia impazzita che si aggira con una scure in mano... I sogni di Liv Silver negli ultimi tempi sono piuttosto agitati. Soprattutto quello in cui si ritrova di notte in un cimitero a spiare quattro ragazzi impegnati in una inquietante cerimonia esoterica. E questi tipi hanno un legame con la vita vera di Liv, perchè Grayson e i suoi amici sono reali: frequentano la stessa scuola, da quando Liv si è trasferita a Londra. Anzi, per dirla tutta, Grayson è il figlio del nuovo compagno della mamma di Liv, praticamente un fratellastro. Meno male che sono tutti abbastanza simpatici. Ma la cosa inquietante - persino più inquietante di un cimitero di notte - è che loro sanno delle cose su Liv che lei non ha mai rivelato, cose che accadono solo nei suoi sogni. Come ciò possa avvenire resta un mistero, esattamente il genere di mistero davanti al quale Liv non sa resistere... [volume 1]

***

SI E' SUICIDATO IL CHE di Pétros Márkaris

Trama 5/5: Tre suicidi spettacolari dell'alta società greca, in diretta televisiva, suscitano la curiosità del commissario Charìtos, ancora convalescente dopo l'ultima vittoriosa indagine. Scavando nel passato dei suicidi, questa sorta di Maigret greco scopre che i tre uomini appartenevano ad un gruppo terroristico avverso ai colonelli, debellato perciò dai servizi segreti del regime. Dopo aver evitato il carcere, i tre erano riusciti a farsi strada nel mondo politico ed economico a colpi di tangenti e corruzione. Mentre la polizia e i giornalisti brancolano nel buio, il commissario Charìtos tenta di dipanare l'enigma che si cela dietro al concatenarsi dei suicidi pubblici, portando alla luce i segreti nascosti nel passato dei loro autori.

***
Charitos mi fa sempre stare in pensiero, non si ferma mai nemmeno all'indomani di essersi preso una pallattola nemmeno diretta a lui. E questa nuova avventura ha un sapore ancora più caldo e speziato perchè lui non ha nessuna voglia di farsi accudire dalla moglie e così cerca in tutti i modi di riprendere servizio, anche se dovrà indagare nell'ombra, nomi troppo importanti per indagare alla luce del sole. E naturalmente io leggo questi libri quando me ne vado in vacanza della calda, caldissima Grecia. Quest'anno la destinazione era Rodi! <3

UMAMI di Laia Jufresa



Trama 4/5: Nel romanzo d'esordio di Laia Jufresa si incrociano i destini di una ragazzina che sogna di coltivare mais in cortile, un antropologo vedovo, una giovane pittrice che inventa colori, due musicisti, una mamma hippy e un papà contabile. Nel corso dell'afosa estate di Città del Messico, mentre Ana è intenta ad allestire il suo orticello, scopriamo le storie dei suoi vicini, tra segreti e non detti che solo poco a poco ci permettono di completare il puzzle della narrazione. Chi era davvero mia moglie? Perché mamma se n'è andata? Com'è possibile che una bambina che sapeva nuotare sia affogata? Queste e molte altre sono le domande alle quali i personaggi del romanzo tentano di dare risposta tornando, ognuno a modo suo, a interrogare un passato che è ancora più presente che mai. Con una scrittura delicata e mai banale, Laia Jufresa racconta una storia di innocenza e perdita, ma anche di crescita e ritorno alla vita, che nella stessa pagina riesce a farci ridere, commuovere, e sorridere ancora.

***

venerdì 11 agosto 2017

SMARRITO CANE di Pauls Toutonghi


Trama 4/5: Il 10 ottobre del 1998 Fielding Marshall, un programmatore informatico di ventisette anni, sta facendo un'escursione sugli appalachi con il suo cane Gonker, sei anni, metà golden retriever. Gonker scatta in avanti e sparisce nella foresta. Ha il morbo di Addison e ventitré giorni per sopravvivere senza le medicine che prende regolarmente. Subito parte la ricerca, che coinvolge tutta la famiglia Marshall e fa riemergere antichi dolori: la mamma di Fielding è cresciuta in giappone in una famiglia profondamente infelice, e solo l'amicizia con il cane Oji le ha dato un po' serenità durante l'infanzia. Anche Fielding, ribelle nell'anima, è depresso: la compagna l'ha appena lasciato dopo la nascita e la morte di una bambina immatura. Lui è un ragazzo mai del tutto cresciuto, che fatica a trovare un equilibrio...

***
Che sia un cane o un gatto o qualsiasi altro animale domestico, diventa un membro della famiglia, quindi se sta male o ha bisogno di cure o chi sa cos'altro, si fa tutto il possibile come lo faresti per un genitore o un figlio. A volte è questo il problema, quando parli con persone che ritengono gli animali solo animali, che stanno fuori perché tanto sanno procacciarsi il cibo da soli, anche se è freddo o caldo, la gente non capisce che senza volerli umanizzare troppo, ma anche loro danno un contributo in famiglia. Anche loro hanno un carattere, e hanno un ruolo ben preciso a cui non possono sottrarsi. E quindi niente, si fa di tutto, anche cercarlo, mandare fax, fare km a piedi chiamandolo, andando in tv, e alla fine, qui c'è un lieto fine per fortuna, tutto torna al suo posto.
Non sempre c'è un lieto fine e parlo per esperienza personale, ma una cosa (ma anche di più di una) buona c'è in ogni storia: quell'animale, quel dolce membro della famiglia, ha fatto un po' di strada con noi e si è guadagnato un posticino nel nostro cuore e sarà sempre con noi!

MISTERI DEL VENETO - Alla scoperta di luoghi segreti, leggende, fantasmi e curiosità di Alberto Toso Fei



Trama 2/5: Leggende di santi e di mostri, storie arcane di fantasmi e di omicidi, luoghi misteriosi e fuori dalle rotte consuete. Per chi vuole conoscere e scoprire quanto si nasconde nei meravigliosi confini del veneto, dalle vette delle dolomiti ai fondali lagunari, passando per castelli sontuosi, borghi medioevali, boschi inquietanti e antiche ville dalla bellezza mozzafiato, fino alle calli di venezia nelle quali ogni segreto finisce per nascondersi, pronto per essere disvelato. scoprirete storie di streghe e fate, anguàne e mazzariòli, orchi e salbanèlli, i leggendari folletti dispettosi che intrecciano le criniere dei cavalli durante la notte; e ancora, vicende amorose belle e drammatiche al punto da divenire oggetto di alcune opere di william shakespeare: storie antiche e moderne, dolcissime o tragiche, frutto di oltre due millenni di trasmissione orale. una guida a luoghi straordinari, ma allo stesso tempo anche uno strumento di conoscenza indispensabile per quanti vogliano scoprire la plurimillenaria cultura veneta.

***
Miti e Leggende
Il problema di questo libro è che l'intento e l'argomento sono bellissimi ma secondo me sviluppato male. Nel senso che le leggende narrate a volte sono talmente brevi che sembrano più un pettegolezzo da bar e non una storia su cui ricamarci sopra.
Ho letto altri libri su leggende ma erano poche e ben sviluppate, qui invece si ha l'impressione che l'autore abbia fatto il giro del Veneto e parlato con tutti in modo da fare una lista frettolosa delle leggende del nostro territorio e non le abbia sviluppate affatto.
Un gran peccato a dire il vero perché avrebbe potuto fare una cosa più accurata dividendo le varie province addirittura in volumetti così da dare la giusta attenzione a tutte.
Un'occasione mancata a mio avviso.

AL PAESE DEI LIBRI di Paul Collins

Trama 4/5: Ma che idea, lasciare la California per un brumoso paesino della campagna gallese! Se non fosse che il paesino è Hay-on-Wye, “la Mecca dei bibliofili”, dove c’è una libreria antiquaria ogni quaranta abitanti, e dove si celebra ogni anno uno dei più noti Festival della Letteratura – e se non fosse che il pellegrino è Paul Collins, instancabile e ardimentoso cacciatore di libri perduti e stravaganti. Ingaggiato nel 2000 da Richard Booth, il libraio che nel 1977 si proclamò Re del Principato Autonomo di Hay, Collins si è potuto dedicare per sei mesi alla sua attività preferita: frugare tra cataste di “libri effimeri che fin dall’inizio non erano destinati a durare”, e tramandarci le loro storie. Ed ecco le ponderose raccolte di riviste obsolete (“La rivista delle meraviglie, composta per intero di materiale classificabile unicamente come miracoloso! bizzarro! strano! strampalato! soprannaturale! eccentrico! assurdo! oscuro! e indescrivibile!”), le memorie apocrife (“Sono stata la cameriera di Hitler”) o anonime (“Le confessioni della moglie di uno scrittore”), gli autori che scrivono dall’aldilà, e le prime edizioni “grigie e pesanti come tombini”. Mentre cerca casa, fantasticando di stabilirsi definitivamente in un grande “pub sconsacrato” del Seicento, il Sixpence House, Collins riesce anche a far domanda per un seggio alla Camera dei Lord (quella “specie di governo mediante copula. Una spermocrazia, se preferite”). Oltre che una incantevole “tranche de vie”, “Al paese dei libri” è una sorprendente meditazione sul valore dei libri nel tempo – e sulla volubile sbadataggine del passato, “l’unico paese dove è ancora lecito prendersi gioco degli indigeni”.

***
Non c'è niente da fare, l'atmosfera inglese attira sempre chissà perché...
A me questo libro è piaciuto, è una biografia, o meglio uno spaccato della vita dell'autore, della sua esperienza nella campagna gallese, nel paese dei libri, dove ci sono a momenti più librerie che abitanti.
E' stato piacevole conoscerne alcune macchiette, capire la fatica che ha fatto l'autore per cercare di comprare una casa, la fatica che ha fatto quando ha lavorato in un deposito di libri.
E' così la vita normale, è fatta di contrattempi, di retromarce, di delusioni, le vite perfette si trovano solo nei libri (?) e comunque peccato che molti titoli nominati, che raccontati così ti fanno anche venire voglia di leggerli, siano fuori catalogo e forse non più reperibili nemmeno in biblioteca!
Ma la cosa che mi ha colpito molto al di là del contesto e della storia, è appunto il fatto che con il tempo si da valore a libri che al momento dell'uscita non sono nemmeno stati calcolati, il tempo ne aumenta non solo il valore intrinseco, ma anche la rilegatura, il lavoro di studi e di creazione dietro, e un volumetto di poche pagine diventa il Santo Graal tra i collezionisti del genere.
E' inquietante sapere che per le mani potremmo avere quello che fra un ventennio potrebbe essere il libro introvabile che ha segnato la storia. Io, nel mio piccolo, continuerò comunque a evitare certi autori, così a prescindere, beati voi che li avrete e diventerete miliardari magari con una De Filippi o un De Carlo ;)

NESSUNO SCOMPARE DAVVERO di Catherine Lacey


Trama 3/5: Elyria, ventotto anni, ha un lavoro stabile e un marito a New York: ma un giorno, senza dare spiegazioni, molla tutto e parte con un volo di sola andata per la Nuova Zelanda. Passerà mesi a vagare in autostop fra le campagne di quel paese sconosciuto, incrociando le vite di altre persone e tentando di dare un po'di pace alla sua. Scopriamo che Elyria ha un passato difficile (una madre alcolizzata, una sorella adottiva suicida, allieva del professore che è poi diventato suo marito), ma la fuga non è causata da crimini o violenze: nasce da un malessere esistenziale tanto profondo quanto difficile da definire; e il romanzo è, di fatto, un viaggio nella mente della narratrice, capace di osservazioni acutissime sul mondo, ma anche preda di improvvisi squilibri; dentro di lei, dice, si muove un bufalo riottoso che non riesce a placare.

***
Ho visto commenti negativi a questo libro, in realtà io non mi sento di stroncarlo, e sapete perché? Perché quel bufalo l'ho avuto dentro anche io...non me ne sono fisicamente andata con ha fatto Elyria, ma mi sono eclissata molto nella mia vita perché non capivo chi volevo, cosa volevo, quale sarebbe stata la mia strada. E a tratti provo ancora quel sentimento, solo di sfuggita, come uno spiffero d'aria che senti all'improvviso, come viene se ne va, ma lo sento. E mi chiedo se la strada che ho preso è giusta, se alcune scelte o alcuni obiettivi che mi sono prefissata sono quelli giusti per me o se sto solo rincorrendo qualcosa che in realtà è socialmente riconosciuto ma non bene per me. Quindi no, non stronco questo libro, non vi dirò che a tratti è noioso, è semplicemente realtà per chi qualche volta non si sente parte di tutto questo grande mondo che spaventa e fa sentire piccoli piccoli.
E comunque il nostro passato ci rincorre, è come la nostra ombra, è appena dietro a noi, non ce ne liberiamo mai e condiziona il nostro futuro ogni giorno, anche se non ci sembra, anche se per noi il passato è andato, non è mai vero del tutto.

SE MI TORNASSI QUESTA SERA ACCANTO di Carmen Pellegrino


Trama 4/5: Giosuè Pindari è un uomo antico, legato alla terra, alla famiglia e a un ideale politico, ma la moglie, dopo anni in cui il male di vivere non le ha concesso che brevi tregue, è ormai preda di un irreversibile declino; il socialismo, in cui ha creduto con una tenacia e una dedizione tipicamente "appenniniche", è stato trascinato nel fango dalla corruzione; l'amatissima figlia Lulù se ne è andata e non dà più notizie di sé. Contro la degenerazione di corpo e mente si può fare poco, contro la fine di un'utopia si può fare ancor meno, mentre a una figlia che è viva e lontana - provata dalle inevitabili incomprensioni generazionali ma legata da una sensibilità ancestrale e profonda, una vera e propria educazione dell'anima - si può comunque scrivere. Si può tentare di compiere un passo lungo la via di una riconciliazione, che è prima di tutto una riconciliazione con se stessi. Così Giosuè Pindari scrive a Lulù, le scrive lettere che infila in bottiglie e poi le affida alla corrente del fiume. Il fiume è acqua che appartiene alla terra, il fiumeterra contiene entrambi gli elementi; è acqua che tutto conserva: passato, presente e quindi futuro. Arriveranno mai? Non è importante saperlo. In fondo, il fiumeterra con le sue piene improvvise sa come arrivare a destinazione... Sulle sponde di un altro fiume c'è Lulù, che ha conosciuto Andreone, l'uomo 'leggero' che aspetta, anche lui esattamente come Giosuè, insieme alla piena il ritorno di una donna che è andata via. È proprio l'incontro con quest'uomo bislacco - l'altro, così necessario al riconoscimento di sé - a rivelarsi benefico. Da quelle sponde del fiume lontano è come se Lulù rispondesse alle lettere paterne seguendo la corrente, e su un registro magico, dentro un'aura d'incantamento.
***
E' un libro molto sofferto, al tempo stesso molto bello che mette in luce il rapporto tra una padre e una figlia.
Nella prima parte la voce narrante è il padre poi sostituito dalla figlia.
Non voglio scendere troppo nei particolari, anche perché poi magari ognuno ci legge un po' della sua storia con il papà, comunque quello che mi ha fatto riflettere è quanto sia difficile fare il genitore.
Tu riversi sui tuoi figli le tue aspettative e ti dimentichi che hanno un'anima tutta loro, compreso il carattere e le predisposizioni che possono essere molto diverse dalle tue. E poi i tuoi principi, sacrosanti il più delle volte nell'epoca in cui tu sei cresciuto, possono non calzare proprio perfettamente decenni dopo sui tuoi figli. E allora è un attimo imporre una cosa sbagliata e logorare il tuo rapporto, ed è un attimo ricevere una risposta sbagliata.
E forse non ci accorgiamo che anche i figli si fanno delle aspettative che noi deludiamo, e ora la frittata è fatta. Cosa si può fare e come si può sopravvivere?
Credo che l'unico modo sia parlare con il cuore in mano in modo da far capire i nostri sentimenti all'altro e spiegare i nostri atteggiamenti. E poi sarà quel che dio vorrà...

LE PIETRE di Claudio Morandini


Trama 5/5: Tutto è in movimento in questo romanzo: sono sempre in giro gli abitanti del villaggio alpino di Sostigno, che salgono alle baite di Testagno e subito dopo scendono, in transumanze sempre più frequenti e frenetiche; si agita il fiume, anzi il torrente, che «certe anse se le inventa la notte, e la mattina le scopriamo come un regalo di natale al contrario». Soprattutto, si muovono le pietre. Certo, la vallata si è formata su detriti, su instabile sfasciume: ma il dato geologico non basta a spiegare i bizzarri fenomeni che da decenni coinvolgono i paesani, quella specie di iperattività del mondo minerale che moltiplica le pietre nei campi, nelle case, ovunque. I sostignesi, però, non se ne lamentano troppo, anzi cercano di sfruttare l'esuberanza pietresca a loro vantaggio. Gli eventi recenti si intrecciano con la storia passata dei coniugi saponara, cittadini in pensione approdati in montagna: è proprio in una stanza della loro "villa agnese" che si sono materializzate dal nulla le prime pietre, accumulandosi giorno dopo giorno in un crescendo tra ionesco e Buster Keaton. Iride Zanardò e Don Danilo, nonno Ramaglia, Giacometti col Tarella e il Cappon sono solo alcune delle voci di un romanzo corale, nel quale si intrecciano i racconti di un'intera comunità; ed è una polifonia divertita e irrequieta quella che, come durante una lunga serata di veglia, divagando tra passato e presente, tra mondo di sopra e mondo di sotto, contaminando dramma e commedia, ghost-story e favola, rievoca l'intricato e ineludibile vincolo con le pietre.

***
Le pietre a volte sono macigni, ma non sempre :)
Quando penso ai paesini di montagna che frequento da quando ho memoria, mi sono sempre fatta una domanda: "ma sta gente, tolta l'estate e l'inverno che portano i turisti, il resto dell'anno cosa fanno?". Eh si perché va bene sistemarsi casa, va bene sistemare le strutture che accoglieranno i turisti, ma il tempo è infinito in montagna nella mezza stagione. Avete mai passato una settimana in montagna? Qualche giorno di pioggia e pensate al suidicio eh!!!
Quindi nella mia fantasia, come in questo libro, il paese si ritrovava a inventare storie... chissà se è vero anche solo in parte?
Comunque il libro ce lo racconta uno degli abitanti che sembra essere tornato da grande in quel paesino dove ha sentito storie, e ci fa vedere un po' più da vicino cosa vuol dire appunto passare il tempo in quel contesto.
La storia delle pietre che si materializzano in casa, o che arrivano in giardino, che in realtà enfatizzano molto l'ambiente che purtroppo è caratterizzato da frane e terremoti, è alquanto surreale e ci sta, è anche molto divertente a dire il vero, anche il modo in cui lo racconta è divertente e ironico. Che quella famiglia che si ritrovava i sassi in salotto sia esistita veramente? O che sia stata una parte della storia? Che l'angoscia li ha divorati sia tangibile? Ma chi può saperlo... ma va bene così...
Un libro spassosissimo che diverte!

CADE LA TERRA di Carmen Pellegrino

 Trama 5/5: Con Carmen Pellegrino "l’abbandonologia" diviene scienza poetica. Ora questo modo particolare di guardare le rovine, di cui molto si è parlato sui giornali e su internet, ha il suo romanzo: questo. Un romanzo importante perché tutti ci portiamo dentro un piccolo paese abbandonato.
Alento è un borgo abbandonato che sembra rincorrere l’oblio, e che non vede l’ora di scomparire.Il paesaggio d’intorno frana ma, soprattutto, franano le anime dei fantasmi corporali che Estella, la protagonista di questo intenso e struggente romanzo, cerca di tenere in vita con disperato accudimento, realizzando la più difficile delle utopie: far coincidere la follia con la morale.Voci, dialoghi, storie di un mondo chiuso dove la ricchezza e la miseria sono impastate con la stessa terra nera. Capricci, ferocie, crudeltà, memorie e colpe di un paese di “nati morti” che si tormenta nella sua più greve contraddizione: voler essere strappato alla terra pur essendone il frutto.Cade la terra è un romanzo che acceca con la sua limpida luce gli occhi assonnati dei morti: sembra la luce del tribunale della storia, ma è soltanto il pietoso tentativo di curare le ferite di un mondo di “vinti”, anime solitarie a cui non si riesce a dire addio perché la letteratura, per Carmen Pellegrino, coincide con la loro stessa lingua nutrita di “cibi grossolani”. Seppellirli per sempre significherebbe rimanere muti.Ma c’è orgoglio e dignità in queste voci, soprattutto femminili. Tornano in mente le migliori pagine di Mario La Cava, Corrado Alvaro e Silvio D’Arzo: prose appenniniche petrose ed evocative, come di pianto riscacciato in gola, la presa d’atto dell’impossibilità d’ogni epica.Cade la terra è tassello romanzesco importante della grande letteratura meridionale novecentesca. Che venga pubblicato ora, in altro secolo, è solo la dimostrazione che gli orologi non sempre indicano l’ora esatta.(Andrea Di Consoli)
***
Quando ero più ragazzina e andavo a camminare sulle Dolomiti con papà (lui era appassionato della prima guerra mondiale e sullo Dolomiti ogni angolo c'è qualcosa, una caverna una trincea dei resti) cercavo di ripercorrere le trincee e nelle grotte entravo senza nemmeno guardare se era pericoloso o meno, e più in profondità andavano e più mi avventuravo (senza un minimo di coscienza) e anche nei fortini facevo la stessa cosa.
Poi quando negli anni 90 abbiamo cambiato casa, sulla nostra via c'era una villa oramai in disuso ma il giardino era ancora ben curato...così nei pomeriggi estivi, nella calura, accompagnata dalle cicale, mi avventuravo in questa villa, di nascosto, entravo da una vetrata lasciata aperta e girovagavo, ne ascoltavo i rumori gli scricchiolii, raccoglievo un disegno da terra, un vasetto, qualcosa che mi parlasse di chi era lì prima di me, che mi parlasse di quella casa... E questa abitudine e curiosità mi sono rimaste tuttora, è un attimo che io sparisca dentro da qualche parte, è una forza irresistibile che mi attrae. E leggendo questo libro, in cui la terra si muove continuamente e gli abitanti se ne vanno pian piano, mi sono tornate in mente proprio queste mie incursioni. Ed è stato un viaggio bellissimo, e io questo libro lo consiglio a tutti, perché le cose abbandonate non sono inutili, in realtà le cose abbandonate hanno ancora molto da dire e da raccontare, le case e i giardini raccontano delle persone, i paesini abbandonati racconta di leggende, le montagne raccontano la guerra, basta saper ascoltare e guardare con la giusta prospettiva, basta saper chiudere gli occhi tacere e farsi raccontare.

FIABE DANESI


Trama 3/5: C’era una volta una principessa trasformata in cervo che tornava a essere donna ogni notte di Natale, c’era un giovane in cerca di fortuna finito al servizio di un malvagio troll, c’era un povero pastore che trovò un borsellino capace di sborsare monete all’infinito, e poi c’era una tovaglia che si imbandiva da sola, una scatola con dentro un gigante pronto a esaudire ogni desiderio, una bisaccia da cui potevano uscire immensi eserciti. Sono le meraviglie delle fiabe a rivivere in questa antologia, un mondo di possibilità sconfinate in cui la realtà quotidiana di re e contadini, locande e foreste si popola di draghi, animali parlanti, streghe e folletti, si colora di magie, metamorfosi e prove da superare. La saggezza popolare, l’eterna tensione verso l’amore e la felicità, e il piacere di raccontare e abbandonarsi alla fantasia animano avventurosi viaggi attraverso montagne di vetro, regge di fuoco e castelli appesi a catene d’oro su un mare rosso, in cui il male è sempre in agguato e non si sa mai quale incontro riservi la sorte, ma il coraggio, il buonsenso e la generosità assicurano il lieto fine ai buoni, e un’impietosa punizione ai malvagi. Tratte dalle prime raccolte scritte dell’Ottocento, quando la tradizione orale andava scomparendo e anche la Danimarca, sulla scia dei fratelli Grimm, riscopriva questo prezioso patrimonio narrativo, molte fiabe contengono le versioni originali di storie che hanno continuato ad affascinare e ispirare scrittori fino a diventare dei classici e ricomparire anche nei libri di Andersen.
***
Sicuramente una raccolta più apprezzabile della precedente, Fiabe Lapponi.
Alcune fiabe sono molto simili al volume precedente, anche lo stile è simile, il ripetersi del numero 3, le figure buone e quelle cattive.
Però sono più lunghe, scritte in modo più maturo.
Se mi fossi fermata all'impressione pessima del primo volume probabilmente mi sarei persa questa evoluzione, e un po' mi sarebbe spiaciuto.
Attenzione, non posso dire che queste fiabe siano bellissime e imperdibili, però se alcuni come me hanno bocciato la prima raccolta, potrebbero invece apprezzare un po' di più questa seconda.
E' anche vero però che certe letture vanno fatte a tempo debito, secondo me a bambini piccoli possono piacere molto... se solo i bambini piccoli fossero meno tecnologici ç_ç

FIABE LAPPONI


Trama 2/5: L’incanto del “c’era una volta” nelle più remote terre del Nord. In questa antologia di fiabe e leggende rivive il patrimonio di tradizioni, miti e credenze di quella che per lungo tempo è rimasta una minoranza etnica muta e isolata. Un mondo di magie e metamorfosi, di foreste stregate, accampamenti nomadi, cavalcate nella neve in sella alle renne, e grandi laghi attraversati sugli sci, dove la fantasia si combina con la realtà quotidiana e le usanze ancestrali del popolo sami. Un mondo in cui cacciatori e pescatori sfidano gli spiriti della terra in cerca di fortuna, salvano principesse rapite da demoni, affrontano prove per conquistare regni al di là del mare, destreggiandosi tra le profezie delle vecchie Gieddegæš, gli agguati dei giganti e gli inganni di orchi goffi come gli Stallo. Primo volume di una serie dedicata alle fiabe scandinave, Fiabe lapponi attinge direttamente alle prime raccolte scritte nell’Ottocento, quando l’Europa, sulla scia dei fratelli Grimm, riscopriva il valore letterario di questo racconto orale. Una riscoperta che soprattutto per la Lapponia ha rappresentato anche una ricerca delle radici culturali e della propria indipendenza linguistica. Espressione di una saggezza popolare a volte amara, derivata dalle dure lezioni della natura e della Storia, ogni fiaba riserva qualche sorpresa, un crudo colpo di scena, un lieto fine mancato, una severa punizione per l’eroe non avveduto, e lasciando il dovuto spazio ai sogni e al gusto del narrare, racconta l’errare umano attraverso una smaliziata ironia. [1° volume]

***
Durante la lettura di queste fiabe lapponi, avevo già messo una stellina come voto perché sinceramente non mi stavano piacendo per nulla.
A fine lettura ho aggiunto una stellina per la postfazione che spiega un po' come nella tradizione nordica si siano perse molte delle fiabe che venivano raccontate solo nella tradizione orale. Ci sono stati anche molti autori che hanno cercato di riproporre a suo tempo delle raccolte divise in volumi ma che hanno fatto poco successo già allora.
Capisco che dietro la "fiaba" ci siano molte accezioni e stili diversi, ovviamente si discostano di molto rispetto alle nostre sia per l'ambientazione e la povertà dello stile sia per le figure rappresentate. Niente carrozze, niente streghe malvagie, piuttosto slitte e maligni e giganti.
Però devo ammettere che ad oggi sembrano un po' ridicole, ma su questo posso anche fare finta di nulla, ci sta, ma la traduzione? Io non so se siano state riproposte esattamente così per mantenere una certa tradizione o comunque un certo aspetto, ma anch'io come altri ho notato che bambini delle elementari scrivono meglio.
Alcune devo dire illeggibili!
Tenterò con le altre fiabe nordiche ma se sono così devo dire che non le capisco e non le apprezzo.
*** Per chi volesse fare delle ricerche e/o approfondire le fiabe di questa raccolta, di seguito i titoli:
1-La zampa d'orso
2-L'uomo buono e l'angelo
3-La famiglia Forte
4-Il ragazzo di legno di ontano
5-Il giovane pescatore e la donna del mare
6-L'uomo che fu infedele al suo dio (racconto dell'epoca pagana)
7-Rimagalles e i tre Stallo
8-Stallo e la ragazza lappone
9-Stallo lotta con un lappone di montagna
10-Lo Stallo di Natale
11-Il porcaio, il signore del vento e la figlia del re
12-I fratelli che volevano trovarsi le fidanzate
13-I tre principi e le tre principesse volanti
14-Due fratelli partono per fare affari
15-Il ragazzo povero e la volpe
16-La giovane Acces-aedne
17-Il garzone, il diavolo e il vescovo Mattias kastrim
18-Ieri mi hai portato fuori tu, oggi ti porto fuori io
19-Il povero studente fa la sua fortuna
20-I due fratelli, le figlie del re e il Cavaliere Rosso
21-Ruobba fa la guardia all'albero del re e ruba l'occhio del gigante e del Maligno
22-La ragazza che si gettò in acqua e diventò un'anatra d'oro
23-La fanciulla che cercava i suoi fratelli
24-Biettar il barcaiolo
25-Anders Buhara
26-Il ragazzo a servizio dal gigante
27-Cuozzastak, ovvero la chiave nella conocchia
28-Il ricco Mattis e il povero Mattis

SOLO PER IDA BROWN di Ricardo Piglia


Trama 2/5: Emilio Renzi, docente argentino di Letteratura inglese, viene invitato a trascorrere un semestre nella Taylor University, vicino a New York. Lì conosce studenti brillanti, cattedratici impegnati in bizzarre ricerche, clochard che sembrano vecchi saggi e soprattutto Ida, un'insegnante che diventerà la sua amante. Fin dal principio, il suo soggiorno nel campus è disseminato di strani fatti inquietanti e quando Ida muore in un incidente stradale - in circostanze simili ad altri incidenti recenti - la polizia parla di un gruppo terrorista. Ma chi era Ida, allora? E chi c'è dietro gli incidenti? Ispirato alle vicende di Unabomber, "Per Ida Brown" è un romanzo d'autore con la struttura di un noir. C'è un cadavere, un mistero e la ricerca della verità, ma ci sono anche la letteratura e la feroce critica al divenire degli Stati Uniti.

***
Quando mi dicono "quel libro è un bellissimo noir" io penso subito ad ambientazioni scure, fumose, un po' alla Chandler per capirsi... Qui invece sinceramente di noir non ho visto proprio nulla. Una prima parte con spiccati tratti autobiografici, mi fido perché non conoscevo l'autore prima d'ora, un professore argentino che viene chiamato a fare un semestre in un istituto americano, dove conoscerà vari altri professori tra cui Ida Brown. Tra loro nasce una storia di cui non ho percepito nessuna passionalità, e la suddetta Ida Brown pare essere molto misteriosa, altro aspetto che non ho percepito per nulla.
Poi si passa alla seconda parte del libro, che analizza degli omicidi, tra cui quello appunto di Ida Brown e a me è sembrato nemmeno un thriller ma un dossier televisivo, un reportage, la fine di un film raccontata dalla voce narrante.
Insomma del noir nemmeno l'ombra a mio avviso, come thriller piattume totale, e niente, a me non è piaciuto.
Che poi tra le righe si tocchino argomenti più di attualità posso anche essere d'accordo ed è un bel modo di affrontarli e denunciarli, però il tutto infarcito di grandi nomi della letteratura come Conrad o Thoreau (per dirne un paio) e parole/frasi inglesi, no assolutamente noia!

LA CASA PIU' GRANDE DEL MONDO di Leo Lionni

Trama 5/5: Una lumachina dichiara a suo papà che da grande avrà la casa più grande del mondo. E il suo papà le racconta la storia di una lumaca che aveva il suo stesso desiderio e che alla fine, a furia di spingere e desiderare e sforzarsi, riuscì ad ottenere un guscio enorme, colorato e bellissimo. Davvero la casa più grande del mondo... peccato che poi non riuscì più a muoversi: la sua bellissima e grandissima casa era troppo pesante! La lumachina dà ascolto al padre e decide di avere da grande la casa più piccola del mondo. Così leggera che può spostarla in giro per il mondo! Età di lettura: da 4 anni.

***
Io adoro le lumachine (non mangiarle ovviamente!!!)...
E questo libro credo sia molto bello, sia per le illustrazioni, sia per la storia che nella sua semplicità appunto vuole insegnare a chiunque che vivere con semplicità e felici di ciò che la vita ti regala, è un buon modo di affrontare tutto quello che arriva, perché spesso desiderare troppo porta a non saper affrontare quel "troppo".

LA MIA LOTTA PER LA LIBERTA' di Yeonmi Park


Trama 5/5: "Sono estremamente grata per due cose: di essere nata in Corea del Nord e di essere fuggita dalla Corea del Nord. Entrambi gli eventi mi hanno formato, e non cambierei mai la mia vita con una pacifica e tranquilla. Ma c'è molto di più nella storia che mi ha portato a essere quella che sono oggi. [...] Durante il mio viaggio ho visto gli orrori che gli esseri umani sono capaci di infliggersi a vicenda, ma sono stata anche testimone di atti di tenerezza, gentilezza e sacrificio nelle peggiori circostanze immaginabili. So che si può perdere parte della propria umanità per spirito di sopravvivenza. Ma so anche che la scintilla della dignità umana non si potrà mai davvero spegnere e che, grazie all'ossigeno della libertà e al potere dell'amore, potrà tornare a brillare. Quella è la storia delle scelte che ho fatto per riuscire a vivere." Yeonmi Park racconta la sua storia incredibile: dall'infanzia sotto il regime di Kim Jong-il, alla fuga in Cina finita nelle mani dei trafficanti di esseri umani, alla ricerca senza esito della sorella Eunmi, alla traversata del gelido deserto di Gobi seguendo le stelle verso una nuova vita, il suo memoir è un inno senza retorica alla libertà e alla forza dello spirito umano.

***
Un amico poco tempo fa mi incontra, si parla del più e del meno e poi va...
Poi corre indietro e mi dice "ah volevo dirti, La mia lotta per la libertà, l'ho letto tutto d'un fiato come non mi capitava da tanto, leggilo se ti capita"
E l'ho fatto capitare.
Devo ringraziarlo perché probabilmente dalla quarta l'avrei rimesso in scaffale perché non mi pareva un argomento che mi interessasse. E infatti devo ammettere che la storia della Korea io non la so, del perché sia del Nord e del Sud non lo so, che regime ha non lo so, seguo solo un becero gruppo su facebook che fa battute in dialetto veneto oltre Piave su Kim, che probabilmente se lo sapesse ci avrebbe già annientato con l'atomica.
Poi invece mi appassiono di questa storia, in realtà rabbrividisco perché non avevo alcuna idea di cosa volesse dire vivere in Korea del nord, di quanto fosse una realtà pazzesca, perché se pensate ai campi di concentramento, beh sono niente in confronto. In Korea del nord puoi essere giustiziato per una telefonata illegale, puoi essere torturato per aver detto la tua opinione o una parola che il regime ha vietato. Puoi morire per aver visto un film di contrabbando o anche solo per avere un videoregistratore in casa. Cioè è allucinante.
E come sempre ci sono i furbi, quelli che vendono le donne appena oltre confine, su territorio cinese, su chi le violenta e poi le rivende ancora, e le donne non hanno nessun valore.
E questa ragazza si fa coraggio e racconta la sua storia in modo che tutti la conoscano, in modo che tutti sappiano cos'è la Korea del nord, che poi in quella del sud è tutta un'altra cosa, e lei lo mostra chiaramente!
Una lettura appassionante davvero, se solo non fosse vera...
16/05 faccio una piccola postilla, come ho scritto nei commenti.
*Io farei leggere libri come questo, obbligatoriamente, a tutti i razzisti che si accaniscono contro gli immigrati. Non parlo di quelli con il telefonino e vestiti bene che gettano il cibo come qualcuno li ha addestrati per far arrabbiare i leghisti, no no, parlo di quelli veri, che scappano da quello che ho letto tra queste pagine.*

NEVE, CANE, PIEDE di Claudio Morandini


Trama 3/5: Il romanzo è ambientato in un vallone isolato delle Alpi. Vi si aggira un vecchio scontroso e smemorato, Adelmo Farandola, che la solitudine ha reso allucinato: accanto a lui, un cane petulante e chiacchierone che gli fa da spalla comica, qualche altro animale, un giovane guardiacaccia che si preoccupa per lui, poco altro. La vita di Adelmo scorrerebbe scandita dai cambiamenti stagionali, tra estati passate a isolarsi nel bivacco sperduto e inverni di buio e deliri nella baita ricoperta da metri di neve, se un giorno di primavera, nel corso del disgelo, Adelmo non vedesse spuntare un piede umano dal fronte di una delle tante valanghe che si abbattono sulla vallata. "Neve, cane, piede" si ispira a certi romanzi di montagna della letteratura svizzera, in particolare a quelli di Charles-Ferdinand Ramuz, o alle opere ancora più aspre di certi autori di lingua romancia, come Arno Camenisch. Leo Tuor o Oscar Peer: vi si racconta una vita in montagna fatta di durezza, di fatica, di ferocia anche, senza accomodamenti bucolici. Nell'ambiente immenso, ostile e terribile della montagna, il racconto dell'isolamento dell'uomo, del ripetersi dei suoi gesti e dell'ostinazione dei suoi pensieri e reso dalla descrizione minuziosamente realistica che a volte si carica anche di toni grotteschi e caricaturali, soprattutto nei dialoghi tra uomo e animali, questi ultimi dotati di loquacità assai sviluppata.

***
Che libro difficile... Sono pensierosa...
Non è facile definire questa storia e nemmeno a che categoria possa appartenere.
Non è un libro di montagna, nonostante sia ambientato in montagna. Non è ben specificato dove, quindi ognuno può immaginare il posto che preferisce, a me per esempio sono venute in mente a tratti le mie care Dolomiti e a tratti qualche monte piuttosto aspro delle montagne friulane. Mi ha ricordato un passato in cui le montagne erano il mio rifugio sicuro, dove passavo intere stagioni in solitudine e con unici compagni di viaggio i libri proprio come il protagonista Adelmo Farandola che ha imparato ad apprezzare la solitudine delle grotte di alta montagna all'epoca della seconda guerra mondiale. Mi ha ricordato il silenzio che si sente in montagna, il silenzio delle persone e le grida fortissime della natura, e credo che ad un certo punto la solitudine sia accompagnata da una punta di follia e allora cominci a parlare con gli animali e la natura assume una connotazione molto diversa.
D'altra parte però nonostante queste sensazioni per me siano un bellissimo ricordo, mi rammarica che questo libro non mi abbiamo emozionato più di tanto. Nel senso che non mi sono sentita in perfetta sintonia ne con Adelmo ne con il cane ne con i suoi vuoti di memoria, alla fine non mi sono affezionata a lui che forse era l'obiettivo...
Boh è un libro strano ecco... magari tra qualche giorno cambio idea e a ripensarci mi viene in mente qualcos'altro...
La conclusione invece scritta dall'autore che spiega come è nata questa storia mi è piaciuta molto di più.

ISOLA DEL DOTTOR MOREAU di H.G. Wells


Trama 4/5: Chi mai potrebbe credere alla storia raccontata da Edward Prendick? Stando alle sue memorie, scampato a un naufragio nelle acque del Pacifico, sarebbe stato tratto in salvo da un vascello che trasportava animali esotici, comandato da un capitano dedito all'alcol. Su quel vascello avrebbe conosciuto un tale Montgomery e il suo deforme servitore M'ling, insieme ai quali sarebbe sbarcato su un'isola vulcanica abitata da esseri singolari e spaventosi, a metà tra uomini e bestie. L'unica presenza umana sull'isola sarebbe stata quella del dottor Moreau, uno scienziato specializzato in perversi esperimenti di vivisezione dai quali quelle strane creature avrebbero preso vita. Ma, a quanto racconta Prendick, non tutto sarebbe andato secondo i piani: gli uomini-bestia avrebbero cominciato a maturare una propria coscienza e si sarebbero ribellati al loro creatore. A salvare Prendick da una morte certa quanto atroce, sarebbe stato un battello alla deriva con due cadaveri a bordo, grazie al quale l'uomo avrebbe finalmente ripreso il mare. A Londra, dove è riuscito a tornare, sono in molti a credere che Edward Prendick sia solo un pazzo...

***
Questa storia può essere letta in vari modi: fantascienza visionaria? fantasy? avventura? oppure si può vedere il lato animalista, stop alla vivisezione, stop agli esperimenti sugli animali!!! oppure ancora il lato oscuro che c'è in ogni uomo (o creatura vivente), il buono e il cattivo, la luce e l'ombra, l'aspetto psicologico, oppure ancora l'isolamento e la pazzia...
Non so, a voi cosa viene in mente se ripensate a questa lettura?
Io ho visto molti e molti aspetti, senza dubbio il racconto è molto suggestivo, questi animali umani, o umani bestiali, mi hanno fatto venire in mente che al giorno d'oggi invece di stupirci e indignarci per storie simili, rimaniamo impassibili di fronte a ben di peggio. Il che mi fa riflettere molto su come cambiano le prospettive, quando uscì questo libro immagino che le reazioni siano state molte, ma sicuramente è stato visto come un futuro improbabile, e invece Wells come molti l'aveva vista lunga...
Siamo creature tristi sotto molti aspetti. Ecco.

GATTOTERAPIA di Giorgio Pirazzini


Trama 3/5: Claudia e Lorenzo, una coppia di pubblicitari in crisi che vive a Londra, per superare le negatività si sottopone ad una terapia praticata in un esclusivo circolo londinese: la 'gattoterapia', che analizza e invita a seguire la sensualità, l'eleganza e l'indifferenza dei felini. Claudia ha successo e un amante, Lorenzo invece si barcamena tra un lavoro che lo deprime e una moglie che lo surclassa. Sarà questa la soluzione? Lorenzo resta affascinato dall’esperienza, tanto da prendersi subito un gatto vero, Iago. Lo osserva per giorni, lo studia, ne scopre l’indolenza e la calma, lo imita e, nell’esercitare lui stesso questi sentimenti impara finalmente a dare il giusto peso alle cose della vita.

***
Il titolo mi aveva evocato un'immagine del tipo "due sono in crisi e prendono un gatto per sentirsi nuovamente una coppia".
In realtà la situazione parte al contrario rispetto a quello che avevo pensato io, nel senso che i due sono in crisi e non fanno assolutamente nulla per riprovarci, quindi si separano e lui, un po' fallito un po' apatico, viene fatto entrare in un club molto esclusivo in cui ricchi di alto rango si divertono a vivere come i gatti, si vestono da gatti, si atteggiano da gatti, insomma quelle cose che fanno i ricchi annoiati ecco.
Ovviamente ci sono molti agganci importanti non c'è che dire e questo tornerà utile per una lavoro inaspettato, perché a lui piace molto cucinare, e io ho apprezzato veramente tanto le ricettine buttate qua e là nella narrazione.
Ad ogni modo in questo club esclusivo si possono adottare o tenere anche solo per pochi giorni dei gatti veri e lui si porterà a casa un gattone e loro si parlano, si capiscono, litigano, si snobbano... insomma lui prenderà ad esempio il suo gatto per comportarsi da gatto, fregandosene più o meno di tutto e di tutti.
Fintanto che ci scappa un morto e la ex moglie si ammala e il club viene distrutto e l'amico muore...
E insomma, alla fine tutto questo per dire che la morale che ho letto io è che i belli ricchi e annoiati alla fine crepano per tedio, i soldi e la noia riempiono quel vuoto di sentimenti che hanno dentro. Mentre tutti gli altri comuni mortali i sentimenti li hanno e a volte riescono a ritornare sui propri passi per amore, o quanto meno si accorgono che gli errori sono fatti da entrambi e quindi se ne può riparlare, e poi quando qualcuno che abbiamo amato si ammala lo vediamo così vulnerabile e inerme che saremmo veramente delle merde se chiudessimo il nostro cuore. La vita è dura i sentimenti sono tanti e con infinite sfaccettature, non sempre è facile però non dobbiamo dimenticare le nostre origini, i soldi e la ricchezza sono valori che si possono non avere e se si hanno si possono perdere, tutto il resto, la dignità la responsabilità la correttezza l'amore l'amicizia, si possono davvero perdere? Per quanto si cambi, per quanto le situazioni difficili ci plasmino, io credo che di fondo, quello che abbiamo dentro nello stomaco, non cambia mai :)

IL PARADISO DEGLI ANIMALI di David James Poissant


Trama 5/5: I racconti di David Jams Poissant parlano di relazioni. Genitori e figli, mariti e mogli, amanti o amici, i protagonisti di queste storie sono ritratti in un momento decisivo della loro vita quando, per la forza brutale dell'amore, si trovano sulla soglia di un precipizio, spinti da decisioni che loro stessi hanno preso. E sull'orlo del burrone, a ciascuno viene chiesto di fare una scelta: saltare o tornare indietro. Gli animali servono da catalizzatori, scatenano reazioni paradossali, spesso grottesche. E sono anche metafore di un territorio sospeso tra realismo e allegoria. I paesaggi sono quelli dell'America del sud, Atlanta, Florida, Tucson, ma anche Midwest e California. Non è il sogno americano ma un luogo più selvaggio e ai margini, dove fallimento e successo sono molto più vicini di quanto ci si aspetti, e il finale, lieto o triste che sia, libera sempre nuove speranze di riscatto e una profonda compassione. Come nella poesia di James L. DIckey, che dà il titolo a questa raccolta: "Sotto l'albero / cadono / sconfitti / si rialzano / si rimettono in cammino". Che poi è quello che tutti tentiamo di fare.
***
Questi sono racconti tristi, drammatici, ma che ti entrano dentro.
Forse li ho semplicemente letti nel momento giusto, nel mio momento triste, nel mio momento drammatico e quindi li ho apprezzati di più, però per anni ho sostenuto che il problema dei racconti è che quando li leggo mi dimentico quello appena finito.
Questo invece lo eleggo come miglior libro di racconti che mi sia mai capitato di leggere.
Me li ricordo tutti e di tutti ho trovato qualcosa di me e della mia vita, credo che in alcuni tratti non sia tanto la storia ma la filosofia, i sentimenti che descrive, le situazioni, li puoi ritrovare anche nelle cose che ti sono capitate.
Libro stupendo, una scrittura scorrevole, appagante, non fatevelo mancare!

LA GUARIGIONE CON LA DETERGENZA VEGETALE di Antonina M. Botta

Trama 1/5

***
Ho sbagliato io l'approccio a questo libro, mi aspettavo un manuale con schede tecniche o comunque qualcosa più simile a una guida. Invece mi sono trovata un manualetto che riporta più una narrazione di come l'autrice è arrivata alla produzione di detersivi naturali che effettivamente come farli e quali danni possono riportare i detersivi chimici.
Dato che sono anni che mi faccio i detersivi in casa e ultimamente ho smesso a favore di una particolari gamma di panni in microfibra (un brevetto di un'azienda vicino a casa mia) che permettono di pulire con solo acqua, pensavo di trovare approfondimenti al riguardo.
Invece ahimè nulla di tutto questo.
Solo un capitolo salvo, che riguarda gli ingredienti generici di un detersivo commerciale, ma non nello specifico, prende solo la famiglia di ingredienti.
Peccato perché poteva essere una bella occasione, e poi a dire il vero le ricettine che suggerisce a fine libro sono decisamente molto complicate e lunghe da produrre.
E visto che oltretutto parla del potere dell'acqua, mi è sembrato molto superficiale...

LE NOSTRE ANIME DI NOTTE di Kent Haruf


Trama 5/5: È nella cittadina di Holt, Colorado, che un giorno Addie Moore rende una visita inaspettata al vicino di casa, Louis Waters. I due sono entrambi in là con gli anni, vedovi, e le loro giornate si sono svuotate di incombenze e occasioni. La proposta di Addie è scandalosa e diretta: vuoi passare le notti da me?Inizia così una storia di intimità, amicizia e amore, fatta di racconti sussurrati alla luce delle stelle e piccoli gesti di premura. Ma la comunità di Holt non accetta la relazione di Addie e Louis, che considera inspiegabile, ribelle e spregiudicata. E i due protagonisti si trovano a dover scegliere tra la propria libertà e il rimpianto.Dopo la Trilogia della Pianura, Le nostre anime di notte è il sigillo perfetto all’opera di Kent Haruf, uno dei più grandi interpreti della letteratura americana contemporanea.

***
Sono giorni che penso a questa recensione, a come formularla...
Dunque, partiamo dal presupposto che sono innamorata della scrittura di Haruf, mi piace il fatto che nei dialoghi non apre le virgolette creando una sorta di pausa, come fosse uno spettacolo teatrale. Parla di vita vera, della vita di tutti e quando parliamo tra noi non ci sono virgolette e questo è un aspetto che mi piace molto.
La trilogia della pianura mi era piaciuta tantissimo e poter tornare nella cittadina di Holt mi ha emozionato, anche se ho avuto l'impressione di andare in periferia, senza entrare veramente in città. Questa sensazione di urgenza io a dire il vero non l'ho percepita. Nel senso che ho letto questo libro cercando di abbandonare i pregiudizi, le storie che sapevo già, come il fatto che Haruf aveva urgenza di finire il libro perché stava finendo anche la sua vita. Liberata da questo e facendo finta di non saperlo, non ho avvertito questa cosa... l'urgenza la percepisco come "fiato sul collo" e in questo libro non c'è.
Ci sono semplicemente due anziani che decidono di farsi compagnia, di condividere qualcosa anche se l'età è avanzata...
Non voglio entrare nel merito se sia giusto o sbagliato che due rimasti vedovi si facciano compagnia, se sia vero o meno che a settanta anni puoi ancora innamorarti perdutamente, se sia vero o meno che la famiglia ha sempre il diritto di entrare nella tua vita e decidere le tue sorti anche a costo di vederti soffrire. Credo che tutto sommato siano cose molto delicate e non siano uguali per tutti, ognuno di noi è diverso, e diversa è la sua storia di vita familiare, quindi come poter entrare anche noi in quella casa e puntare il dito?
Quindi io non esprimerò nessun giudizio sui due protagonisti, forse sarebbe bene che scrollassimo tutti di dosso i pregiudizi che la società (o la chiesa) ci impone, e potessimo semplicemente prendere una posizione in base a ciò che ci rende felici.
Se loro sono felici perché giudicarli? Se il nipote ha vissuto un bel periodo con la nonna e il nonno acquisito e il cane, perché rompere tutto? C'è forse un manuale su come vivere la vita che mi è sfuggito di comprare? Non me l'hanno dato quando sono nata e credo che ogni giorno cambiamo in base a ciò che ci succede intorno e soprattutto in base a ciò che decidiamo per noi e per le persone che amiamo. Credo che le nostre vite ci riservino ancora molte sorprese a cui dovremmo avvicinarci con una certa apertura mentale invece che con chiusura e critica. Forse semplicemente cambiamo senza accorgerci e non cambiamo mai l'approccio critico alla vita, nostra e altrui.
Vivete felici senza farvi troppo problemi che qui la vita dura poco...